E’ un pò difficile per me parlare di Terrasini da un punto di vista turistico perchè io al momento abito in questa graziosa cittadina, e non la vivo né da oriunda né da visitatrice.[…] continua
Archivio mensile:maggio 2010
Le "finte" vope con cipolla all’agro dolce

Le vere vope (in lingua italiana si chiamano boghe) sono dei pesci molto comuni nei nostri mari, che non da tutti vengono apprezzati perchè vanno consumati freschissimi e devono essere subito private delle viscere vista la loro caratteristica di andare subito a male, in più se non vengono pescate in mare aperto, ma vicino un porto, potrebbero assumere un sapore spiacevole visto che si tratta di pesci onnivori. A Palermo le vope però sono amatissime, sarà che il pesce qui è sempre fresco e che si cucinano con la cipolla ad agro dolce, un condimento che le rende davvero gustose.
Nel caso di questa mia ricetta, le vope sono “finte” solo “per merito mio”, che sono una palermitana doc, ma di tipo anomalo e come tale di pesci non ne capisco proprio niente.
Ma iniziamo dai motivi che mi hanno portata a fare questa ricetta.
Un gentilissimo vicino di casa che di mestiere fa il pescatore, un giorno ci chiama agitando amichevolmente uno scolapasta colmo di pesci. Il regalo è super gradito (tra l’altro i pesci sono già puliti, il che è per me motivo di grande riconoscenza verso il buonuomo che mi ha evitato un compito che non amo tanto svolgere). Tutta presa dalla gioia di questo inaspettato omaggio, ringrazio calorosamente il vicino ma non trovo nè il tempo (lui deve scappare perchè ha i suoi pesci sulla griglia), nè il coraggio (non voglio apparire ignorante in materia o diffidente di fronte ad un gesto così gentile) di domandare di che tipo di pesci si tratti. Così fingo completa consapevolezza e porto il mio bottino in cucina. Poco dopo i dubbi cominciano ad impadronirsi di me, si può proprio dire che non so che pesci pigliare! La domanda principale è: “ Come li devo cucinare?”
Ammetto che sono un tantino problematica, ma è anche causa del mio gene palermitano che mi spinge a cercare la ricetta “corretta” per preparare ogni cosa. Perchè noi palermitani siamo un pò rigidi in cucina, abbiamo delle regole tassative da seguire. Se sono sarde devono essere fatte a beccafico o con il maccheroncino e il finocchietto, se sono seppie si fanno con la pasta all’omonimo nero, se è neonata si preparano le frittelle, gli sgombri invece vanno arrostiti, il merluzzo bollito con olio, limone e prezzemolo e le vope…vanno fritte e condite con la cipolla all’agrodolce.
Io osservo bene i miei pesci e stabilisco che si tratta di vope, ne sono proprio sicura anche se crude non le ho mai viste prima, diciamo che più che cucinarle solitamente mi diletto a mangiarle.. già pronte. L’unico dubbio alla mia diagnosi è dato dal fatto che il vicino le stava cucinando alla brace, ma lui non è palermitano, sarà per questo che si permette una tale libertà.
Il mio gene palermitano mi impedisce di arrostirle e mi spinge a friggere le mie vope da brava pariddara (persona dedita alla frittura) quale di solito non amo essere…
Dopo schizzi di olio da tutte le parti che mi rendono molto simile ad una vopa, preparo il mio bel piatto ed invito i miei genitori a gustarlo. Non appena presento con orgoglio palermitano la mia opera d’arte, un coro improvviso dice: “ma queste non sono vope, sono paolotti e si fanno arrostiti!”. Ammetto che non conoscevo nemmeno l’esistenza dei paolotti, e scopro di aver involontariamente sfidato ogni canone della cucina palermitana doc, preparandoli a mo di vope…
Bé, non sempre si riesce ad essere coerentemente palermitani!
Il risultato finale era comunque ottimo, graditissime da tutti, ma ribattezzate ironicamente “finte vope con cipolla”.
Ed ora la ricetta:
Preparazione: pulire i pesci, togliere le interiora, sciacquarli ed asciugarli bene, infarinarli e friggerli in abbondante olio di semi . Porli in un piatto coperto da carta assorbente, e far raffreddare. Affettare le cipolle sottilmente metterle in un tegame con abbondante olio evo e farle imbiondire a fuoco lento. Quando saranno appassite versare mezzo bicchiere di aceto, aggiungere il cucchiaino di zucchero e un pizzico di sale. Cuocere per una decina di minuti a fuoco bassissimo. Fare raffreddare le cipolle e versarle insieme al loro brodetto sul pesce fritto. Questo è un piatto che si mangia freddo.
9 Maggio in ricordo di Peppino Impastato

Peppino è stato ucciso il 9 Maggio del 1978 dai mafiosi del suo paese. Durante la sua breve vita ha lottato per rendere migliore la Sicilia, lo ha fatto con la politica, con la cultura, con la satira, tramite la sua radio e schierandosi contro i luoghi comuni. E’ stato denigrato in vita e subito dopo la morte, ma continua a vivere in chi non ha perso la speranza.
Ogni anno il 9 Maggio a Cinisi si ricorda Peppino Impastato.
Topo di città, topo di campagna
Devo però ammettere che malgrado le dimensioni ed il numero di abitanti molto elevato non sempre a Palermo la mentalità è del tutto cittadina, ad esempio può capitare che in alcuni quartieri “tutti sanno tutto di tutti”, magari non lo sai, ma scopri per caso che i vicini di palazzo hanno seguito i tuoi movimenti, non certo nel senso di spionaggio, ma che con modi apparentemente distratti hanno capito chi sono i tuoi parenti, i tuoi orari, i ritmi di vita, etc.
Ci è capitato, e questo è solo uno dei tanti esempi, che una anziana vicina di casa, dall’udito strepitoso, ci dicesse: “ho capito che stava uscendo perchè mi metto al balcone e sento quando lei dice –sto tornando- “… e giuro che noi generalmente parliamo a bassissima voce.
Digressioni a parte, sono sempre stata in città, tra lo smog e i palazzi alti, l’asfalto ed il grigiume, i monumenti imponenti e le aiuole prive di vegetazione, tra i rumori di clacson e quelli dei motorini per l’acqua. Con la campagna solo qualche contatto durante le gite domenicali o le vacanze. Non posso, per fortuna, dire di essere stata una di quelle bambine a cui chiedevano di disegnare un tonno e ti disegnavano la scatoletta del nostromo, perchè grazie alle tante gite in famiglia, ho avuto modo di vedere animali veri e piante non di plastica, però durante le scampagnate sono stata sempre un po’ restia alle api o vespe, ed a casa ho solo coltivato qualche pianta grassa che poteva entrare nel mio piccolissimo cortiletto.
Adesso la cittadina doc si è trasferita in campagna ed ha scoperto un nuovo mondo. Le api e le vespe non mi disturbano, anzi è capitato che un giorno un’ape volesse attingere alle mie urbane terga, e a Massimo che tentava gentilmente di scacciarla, ho esclamato stupendo anche me stessa: “attento che sono in via d’estinzione!”.
E poi ho cominciato ad affondare le mie mani nella terra. I primi risultati pessimi, ho piantato dei semini di basilico, innaffiandoli con amore e andandoli a visitare tutti i giorni aspettando i germogli, dopo tanti giorni ho scoperto che stavo coltivando erbacce di vario tipo, ma nessuna traccia di basilico.
Finalmente però aiutati da un cugino esperto in materia, abbiamo piantato pomodori,
Poche piante perchè tutto lo spazio che abbiamo è alberato e troppo ombroso, ma si vedrà.
Durante la piantagione siamo stati letteralmente assaliti dalla zanzare, ma della loro estinzione ammetto non mi preoccupo tanto…
Vabbè ogni tanto andrò di certo a Palermo a disintossicarmi da tutte queste amenità respirando un po’ di aria pura di città, perchè forse lo smog, il traffico ed i rumori sono come la nicotina, fanno male, ma creano crisi di astinenza!
Primo Maggio, festa dei lavoratori. E poi una nuova rubrica su Blog di cucina.
Oggi scrivo per due motivi.