Un avviso prima del post: andate su Blog di Cucina, sulla rubrica “La Sicilia in tavola” c’è una nuova ricetta realizzata da Ginestra, molto adatta per questi giorni di caldo estivo, “La granita di pistacchi”.
Sarà il suo nome che mi risulta così simpatico e mi fa sorridere al pronunciarlo, o forse il colore cangiante, acceso, estivo o quel gusto particolare, a volte più dolce a volte più amarostico o leggermente piccantino, premonitore già al primo assaggio di futura indigestione…
il peperone, così bello, così plasmabile!
Osservando infatti il fusto così sottile delle piantine dei peperoni appena sviluppatesi, mi domandavo come fosse possibile che potessero sorreggere il peso e la grandezza di un “frutto” grosso come il peperone. Ed invece su quei ramoscelli magri ma forti, sono cresciuti tre peperoni fieri e impavidi, galleggianti in aria come fossero palloncini gonfiabili, in sfida alla forza di gravità. La natura è fatta anche di magia!
Ed allora come cucinare i miei primi due peperoni appena raccolti?
C’è una ricetta che per me rimane sempre un simbolo della cucina palermitana doc, che i miei nonni superata l’ottantina di anni consumano abitualmente come fossero un cibo leggero e digeribile, un vero piatto forte della nostra cucina: i pipi ammuttunati (i peperoni ripieni).
Per fortuna che però c’è il forno, all’uso del quale ha abdicato persino mia nonna…
Vero è che i palermitani hanno lo stomaco resistente, ma già partiamo dai peperoni che tra le loro qualità non hanno certo quella di essere facilmente digeribili, poi ci mettiamo dentro tutta questa roba… li dobbiamo anche friggere??? Sarebbe troppo anche per noi, vabè magari una volta ogni tanto….
Ricetta
Lavorazione:
tritare la cipolla e soffriggerla in olio evo, appena è imbiondita aggiungere la carne macinata, quando è rosolata versare del vino ed evaporare. A questo punto aggiungere la polpa dei pomodori (o anche un po’ di pelato), uvetta e pinoli. Far stringere e spegnere la fiamma. Quando il composto sarà raffreddato aggiungere il prezzemolo, il formaggio ed il pangrattato, deve risultare solido ma morbido, aggiustare di sale.
A questo punto lavare e asciugare i peperoni, togliere la sommità come fosse un coperchio, eliminare i semi e i filamenti interni. Riempire i peperoni con il composto, lasciando un po’ di spazio e “chiudere il coperchio”.
Ne vado matta, Evelin!
Che splendoreeeee: mi sa che tu a Palermo non ci torno più (a meno che non riesca a trovare un giardinetto libero :-D)Adoro anche io i peperoni (come le melanzane e le zucchine): non sapevo dell'uva nel ripieno…Un bacione !!
Fantastici!!! E che bello poter avere il proprio orticello dove far crescere le proprie 'creature'! Ma soprattutto dopo, poterle cucinare, e nei nostri modi così fiabeschi, per modalità di preparazione! Ho passato pochi giorni qui a Palermo, domani mattina partirò presto, ma ritornare nei luoghi dove si è cresciuti fa sempre piacere! E passare dal mercato e sentire come dicevate voi prima, abbanniari, è qualcosa che nessuna città potrà mai darmi! Appena torno su, andrò a vedere a che punto è la pianticella di peperoncino che sta crescendo nel giardino di casa, da qualche parte si deve pur cominciare! 😀 Buone vacanze e a presto!
vedi che soddisfazione l'orticello???ahaahah buoni questi peperoni la prossima volta fai un fischio…anzi dai una mail,(manco ad apparire poco tecnologici)…insomma chiamami che vengo a magnarliiiiiiiii!!!troppo buoni…PS:ti ho mandato una mail domani posto gli arancinetti al pistacchio…bacioni e buona domenica
Son passata per farti un saluto.. son in partenza.. ci vediamo al mio rientro!! Un abbraccione e buon ferragosto! 🙂
mi gustano tantissimo questi peperonil'ho detto alla spagnoleggante maniera….ops