Qualche giorno fa sono finalmente entrata in possesso di due libri gastronomici ai quali tenevo molto. Partecipando alla manifestazione “Una Marina di libri” svoltasi a Palermo ho avuto l’occasione di rivedere la mia amica d’infanzia Chiara Chiaramonte e conoscere per la prima volta nel mondo reale Stefania Oliveri. Un vero piacere in entrambi i casi ed ho avuto modo di tornare a casa con in mano due interessantissimi libri che le due foodblogger hanno da poco pubblicato con la casa editrice Navarra Editore.
In questo post vorrei parlare di Chiara e del suo libro, che nasce dall’omonimo blog Chiaracucina. Prossimamente scriverò del libro di Stefania.
Il libro di Chiara è un libro di cucina vegetariana, dove i cibi sono succulenti e squisiti, dove non ci sono ingredienti “strani” , introvabili e dispendiosi, dove è fortemente presente l’arte del riciclo e della fantasia, un libro vegetariano ma a forte impronta palermitana, strano ma vero, ed è ovviamente da questo punto di vista che voglio descriverlo, dopo una brevissima introduzione riguardo la mia amicizia con l’autrice, la piccola grande Chiara.
Con Chiara ci conosciamo dalla bellezza di 32 anni, eravamo compagne di banco all’asilo e poi anche alle elementari. Siamo sempre state le due piccoline (di statura) della classe, inseparabili: abbiamo condiviso compiti, interrogazioni da parte della nostra dolcissima maestra Michela, giochi nel giardino della scuola, piccoli litigi, feste di compleanno, ed anche il cibo, perché spesso a me piacevano le sue merendine e lei invece apprezzava tantissimo i miei soliti panini col burro e sale. Poi capita che la vita allontana le persone, tra scuole e traslochi non ci siamo più viste fino a quando ci siamo ritrovate una decina di anni fa. Una delle prime cose che mi ha detto è stata: ”sono vegetariana” (oltre che girava per Palermo solo in bicicletta) e non sembrava affatto triste o deperita (malgrado quello che i luoghi comuni potrebbero far pensare)… anzi l’ho trovata come sempre “tosta” (a Palermo con questo termine si intende non solo una persona molto determinata, ma anche un po’ monella), caparbia, allegra e “sprintosa”, una persona che riesce a cogliere sempre il lato positivo delle cose ed a raggiungere i propri obiettivi, sempre attenta alla difesa di più deboli, del nostro pianeta terra e degli animali. Un’atipica palermitana doc ed è da questo punto di vista che voglio scrivere di lei, quello di una palermitana vegetariana doc.
Essere vegetariani a Palermo potrebbe sembrare faticoso, perché basterebbe pensare al “panino ca meusa”, alle arancine “ca carni” e “cu burru” (dove non manca di certo il prosciutto), alle ravazzate, alle stigghiole (l’aperitivo più chic dei palermitani), allo sfincione con le acciughe, che se che pur piccoline sempre animali sono, come le loro sorelle sarde della tipica pasta con le sarde. Insomma come si fa? Però bisogna anche dire che nel dna dei palermitani c’è il far di necessità virtù, se non fosse tanto per la difesa degli animali, ma più che altro per la povertà, i palermitani hanno anche inventato la “pasta con le sarde a mare” (versione vegetariana della nota pasta con le sarde) ma soprattutto il panino vegetariano più buono del mondo, ovvero “panino panelle e cazzilli” con uno spruzzatina di limone.
E così anche Chiara porta nel suo dna questo aspetto tipicamente siciliano, ovvero quello di saper creare dei cibi molto gustosi con poco, trasformando le ricette tradizionali pur mantenendo quella loro particolare identità, cucinare con allegria e nel suo caso rispettando l’ambiente (questo in effetti non è un atteggiamento proprio palermitano).
Nelle sue ricette ho riscontrato moltissima “palermitanità”, per esempio nella Pasta al forno con crema di verza, nello sformato in crosta croccante di zucchina e pasta, negli anelletti broccolosi, c’è l’uso dei nostri tipici anelletti cucinati in un modo alternativo ma ugualmente appetitoso, c’è anche l’utilizzo dei broccoli, onnipresenti nella cucina palermitana (basta sentire l’odore che si sprigiona nel novanta per cento dei pianerottoli della nostra bella città), poi c’è la pizza scarola e besciamella che mi sembra un’ottima evoluzione delle ravazzate con salsiccia e besciamella, oppure le polpette molto amate dai palermitani, ma in questo caso sono fatte di lenticchie…per non parlare del pane cotto che i nostri nonni hanno sempre apprezzato, o le arancine fiorite, dove al posto “ra carni” ci sono i fiori di zucca, e per finire anche tra i dolci svetta una torta al profumo di sicilia dove non possono mancare i nostri deliziosi agrumi, non per niente Palermo è chiamata la Conca d’oro.
Insomma questo libro è una vera evoluzione della cucina palermitana con quel tocco di rispetto in più per la natura che non può che renderci migliori.
Nel libro di Chiara ovviamente c’è molto altro rispetto a questo aspetto di “palermitudine” che a me è interessato analizzare: c’è l’ecologia, c’è intelligenza ed ironia, ci sono ricette facili e veloci, moderne ed anche ad ispirazione internazionale, insomma è una vera illuminazione anche per un’onnivora come me che vuole imparare a rispettare la natura.
Si può anche essere felici essendo persone migliori.
p.s. grazie Chiara per la strepitosa pasta con le patate da te detta “Pasta ‘ncuddata” (già provata e ripresa dal tuo blog) e per le polpette di lenticchie. Alle prossime scoperte! Per acquistare il libro cliccate qui.
ciaoooo Evelin!!!! anch’io ho preso il libro di Stefania!!! e prenderò subito anche l’altro. Ti abbraccio forte e ti aspetto da me…non ti fai piu’ vedere….
un bacione!!!
Ma che meravigliaaaaaa!!! Come si fa per acquistarlo? Deve essere assolutamente nella nostra libreria… magari lo chiedo alla mia ex-collega palermitana e così con la scusa me lo vengo a prendere! 😉