A Palermo si sa, al cibo ci teniamo davvero tanto, e crisi o non crisi, se c’è una festa si fa il possibile per onorarla in ogni suo particolare soprattutto gastronomico.
A Pasqua quindi non può assolutamente mancare il capretto, ma soprattutto ciò a cui nessun palermitano rinuncerebbe mai è la Cassata.
Nessuna colomba, se pur farcita e decorata, potrà mai sostituire il nostro dolce universale, semmai potrà essere una aggiunta, ma non un’alternativa.
La Cassata è la nostra regina, tutta bella decorata e condita con un vero nettare degli dei, è la metafora di Palermo, anche se Palermo la sua opulenza la sta perdendo piano piano a causa della mala amministrazione (e non solo); ma la sua natura, la sua arte, i suoi monumenti che sono lo specchio di una storia di conquiste e di convivenze, di primavere e di decadenze, di compromessi e di misteri, di gioie e di dolori, di piaceri e di ferite, sono tutte lì, sempre presenti in una ricchezza triste, in una bellezza che ti coinvolge e ti sconvolge, ma che può anche essere eccessiva, sdegnosa, come la Cassata, per l’appunto. continua